Il 13 aprile 2018 Luca Gasparini, Riccardo Pilati e Giulio Zoppis hanno aperto Una Vez Mas, una nuova via sulla Cresta Nord della Vetta Orientale del Corno Grande, Gran Sasso d’Italia. Il report dell’apertura di Gasparini e l’analisi di Claudio Arbore che esplora l’alpinismo invernale in Appennino e ricorda l’apertura della vicina Nunca Más, salita insieme a Andrea Campanella il 31 gennaio 1993.
È con piacere che raccolgo l’invito a scrivere nuovamente di alpinismo invernale in Appennino. Lo faccio per una ragione in più questa volta: l’emozione di tornare, anche solo con la memoria, ad una intensa giornata vissuta sulla Cresta Nord della Vetta Orientale del Corno Grande, in un gennaio di 25 anni fa, insieme ad Andrea Campanella.
Ormai lo sappiamo, quando le montagne ci sembrano sature di itinerari e di possibilità, ecco che un nuovo modo di guardare alla stessa cosa permette di vedere linee che solo ieri non vedevamo. Giancarlo Grassi ripeteva spesso che per la sua generazione il cascatismo ed il free climbing erano stati innanzitutto una rivoluzione culturale, occhi nuovi per vedere quello che per molti anni avevano guardato senza considerazione, diretti magari verso qualche vetta o grande parete. Ma quello stesso movimento che aveva riscoperto con interesse nuovo le piccole strutture di fondovalle, sarebbe tornato a poco a poco sulle grandi pareti, scoprendo negli orridi budelli di ghiaccio d’alta quota delle linee ideali di salita, nella loro perfezione estetica e di sviluppo, rinnovando lo spirito esplorativo che aveva animato la generazione dei pionieri dell’alpinismo.
A questa capacità di rinnovamento dell’alpinismo, a questa capacità di guardare con occhi nuovi “la stessa cosa” mi hanno fatto pensare Luca Gasparini, Riccardo Pilati e Giulio Zoppis con la loro nuova via sulla cresta Nord della Vetta Orientale del Corno Grande. Una linea apparentemente sotto gli occhi di tutti, ma che andava vista anche quando sembrava di esclusivo appannaggio dei gracchi nelle loro spirali estive, come il famoso “flash” di Grassi in Valnontey. Non era facile coglierla in condizioni per una salita, ma Luca e i suoi compagni hanno saputo aspettare, corteggiandola fino al colpo d’occhio, decisivo, su un post di fb (tempi modernissimi per l’alpinismo!).
“Una vez mas” (così si chiama la nuova linea), che fa un po’ il verso alla nostra “Nunca Más”, aperta nel gennaio 1993. Noi scalammo la nostra linea in condizioni molto diverse, nel pieno dell’inverno. La volontà era quella di tracciare un itinerario di misto di grande respiro, su una parete (a torto trascurata) che prometteva la grande avventura ad un tiro di schioppo dall’arrivo della seggiovia. E così fu. Ma le difficoltà maggiori le incontrammo su roccia, freddissima, sulla quale si incollavano, letteralmente, le nostre dita. La neve era moderatamente trasformata, con qualche muretto di ghiaccio più ripido, frutto di un’alta pressione piuttosto lunga. Diversi episodi rocamboleschi segnarono quella salita (e discesa!), ma il ricordo delle difficoltà con il tempo sbiadisce, per lasciar posto alle emozioni più profonde e ai momenti più belli. Non cercavamo l’estremo, ma una linea logica ed estetica per percorrere quella cresta che continuava ad abbagliarci nella sua torva bellezza ad ogni inverno.
Per come nacque l’idea della sua salita e per lo spirito che ci mosse, trovo che si tratti più di una delle ultime salite di misto classico che una delle prime di misto moderno al Gran Sasso, al quale si iscrive sicuramente l’itinerario di Luca, Riccardo e Giulio. Misto moderno appenninico che fa della ricerca delle condizioni uno dei maggiori fattori d’ingaggio e di ricerca, condizioni così connotate dall’aleatorietà e dall’effimero (l’ossessione di Grassi!) da costituire, ad un tempo, una delle componenti più autentiche d’avventura e di creazione artistica.
Certo, questa salita non nasce dal nulla e i suoi protagonisti sono saliti sulle spalle del gigante dell’alpinismo invernale in Appennino costruito da coloro che li hanno preceduti. Tra questi cercatori d’oro azzurro in Appennino, che non sono molti, ma a farne una lista, seppur minima, si rischierebbe di lasciarne ingiustamente qualcuno fuori, non posso non citare Cristiano Iurisci, che in anni di straordinaria attività ha mostrato a questi ragazzi un cammino di ricerca e occhi nuovi per continuare ad inventare questo gioco.
Al di là delle difficoltà tecniche, “Una vez más” è una salita che racchiude in sé tutti gli ingredienti del migliore alpinismo: per la qualità della linea, per lo stile, lo spirito esplorativo e la capacità di visione, per la scelta di tempi e condizioni. Se l’alpinismo è quello che gli alpinisti fanno, questa, ne è una delle manifestazioni migliori. Preziosa quanto rara.
Bravi ragazzi!
di Claudio Arbore
Una Vez Mas di Luca Gasparini
La linea é evidente, talmente lampante che é persino visibile all’arrivo della funivia degli impianti di risalita di Prati di Tivo. Eppure da quando ho iniziato a fare alpinismo invernale qualche anno fa, non avevo mai avuto notizia di qualcuno che si fosse avventurato in questo settore così splendido e magico del Gran Sasso.
L’ispirazione per la salita é nata in me circa una settimana prima proprio quando sbirciando alcune foto di sci alpinisti sul web mi é capitato di notare la linea che era completamente ghiacciata; li per lì ho pensato fosse la storica via Nunca Mas, aperta dal grande ghiacciatore Claudio Arbore. Ma osservando bene le immagini, durante la settimana, ho avuto modo di studiare più minuziosamente la parete e in particolare quella linea di ghiaccio che risultava ancora vergine nella storia delle vie del Gran Sasso.
Particolarmente gasato all’idea di aprire una nuova via di misto sulla montagna simbolo per noi Appenninisti chiamo due amici fidati, forti e volenterosi come Riccardo e Giulio! E devo dire che non è stato così difficile convincerli a venire …
Il nome della via viene proposto in sosta con l’amico Giulio e si ispira a quello di Nunca Mas, in spagnolo (Mai più), noi l’abbiamo battezzata Una Vez Mas cioé (una volta in più), un incitamento per noi e per tutti a voler tornare qui in inverno a scalare questa fantastica parete, dagli scenari straordinari.
La via, lunga circa 700m ,attraversa tutta la parete Nord-Ovest, il punto di partenza è situato poco più in alto della famosa Cengia Dei Fiori (sentiero alpinistico alquanto complicato,utilizzato come accesso alle vie “Hard” del Paretone), e prosegue più o meno diritta fino in cima conferendo al tutto una logica di notevole bellezza.
Le condizioni che abbiamo trovato sono state eccezionali, la neve aveva trasformato bene nella notte e questo ci ha permesso un avvicinamento ed una scalata ancora più veloce; nonostante fosse un po’ al limite il ghiaccio, viste le temperature del periodo, da queste parti sappiamo bene di non essere sulle Alpi, quindi prendiamo per ottimo ciò che potrebbe essere valutato discreto, e nel complesso ne è risultato un ghiaccio essenziale per superare i tratti più duri della parete.
Se non ci fosse stata così tanta trasformazione sicuramente la scalata l’avremmo sofferta molto di più. In generale una situazione quasi eccezionale in annate come queste dove ormai non esistono più mezze stagioni. Suggeriamo per questo una ripetizione ad inizio primavera quando le prime scaldate provocano parziale fusione della neve che insieme a rigeli notturni e nevicate tardive, provocano la formazione di Alpine Ice. Condizioni di maltempo prolungato primaverili seguiti da un ristabilimento meteo con caldo non eccessivo max 5/6º ad 850h Pa sono auspicabili per questo itinerario.
Un itinerario nel quale ci siamo divertiti tiro dopo tiro, uno scenario unico nel suo genere, una scalata molto varia, lunga, che richiede il giusto ingaggio senza essere mai estremamente pericolosa . L’ambiente é quello delle grandi pareti. L’assenza di segnale telefonico e la difficoltà nell’effettuare una eventuale ritirata rendono la salita ancora più avventurosa!
Non possiamo negare che i dubbi sulla riuscita del progetto erano tanti, la paura di perderci in un posto così grande e sconosciuto con il rischio di fare tardi in parete ci ha stressato particolarmente; forse sono state proprio le tante incognite a tenere alta la concentrazione di tutta la cordata e ha permettere di valutare il tutto in modo intelligente. Si alternavano momenti di gioia e adrenalina pura ad altri di silenzio e perplessità, ma senza rendercene conto ci siamo ritrovati in cima!
É stato un bel gioco di squadra… abbiamo affrontato l’arrampicata distribuendo il lavoro, la prima parte è toccata a me (forse anche la più bella della via ) la parte centrale a Giulio mentre Riccardo (povero!) con la stanchezza sulle gambe, si è impegnato nel proseguire da capocordata i tiri finali.
Arrivati a pochi metri dall’uscita abbiamo realizzato che tutto era andato secondo i piani e come da programma in 8 ore avevamo portato a termine il nostro piccolo progetto, una soddisfazione indescrivibile! Una via di certo non tra le più dure che si possono trovare in giro, ma probabilmente tra le più belle dell’Appennino. Il legame con questa montagna per noi del centro Italia ha un valore che non ha prezzo!
Anche questa volta la fortuna ha girato dalla nostra parte e dobbiamo ringraziare lei, la montagna per averci fatto vivere un’esperienza unica. È stato tutto così incredibile che non smetteremo mai di amarla!
All’inizio dell’inverno il mio caro amico e compagno di avventura Cristiano Iurisci ha avuto uno sfortunato incidente in montagna che lo ha allontanato momentaneamente dalle nostre attività alpinistiche… sognando questa salita come altre, non potevo non dedicare la via a lui e rinnovargli il mio augurio di pronta guarigione.
Luca Gasparini
SCHEDA: Una Vez Mas, Vetta Orientale del Corno Grande, Gran Sasso
Click Here: titleist golf balls